Diario di una quarantena - Mercoledì 15/04/2020

Cambio libro. Finito uno, ne inizio subito un altro. Monocromatica di R.S. Blackswift. Particolare. Cambia spesso stile narrativo in base al filone di storia che racconta. Sono, però all'inizio ed è difficile esprimere un giudizio. Lo so, lo so...sembra che vi sto presentando un mia amica o un mio amico e vi dico semplicemente che è simpatica o simpatico. Ma non mi piace sindacare troppo e soprattutto velocemente. Leggere un libro non è come mangiare un piatto e capire al primo boccone se ti piace oppure no, è piuttosto come fare una cena intera. Una cena piemontese si intende, con sette antipasti, due primi, due secondi, dolci, caffè e pusa caffè. La sala parto è in fondo a destra.



Finalmente parlo con Brian, il mio professore d'inglese. Quarantacinque minuti di conversazione in inglese. Devo dire che è stato impegnativo, ma, come sempre se si parla di Brian, divertente. Una volta Brian, mi ha raccontato del suo trasferimento da Miami in Australia. Ebbene sì ha vissuto pure a Miami. In Australia invece ci è nato. La sua vita da esperto nell'industria siderurgica lo ha portato in giro per il mondo, fin tanto che ha mandato al diavolo il suo responsabile. Così, perso il lavoro, se  ne è tornato nella terra dei canguri. Una moglie, due figli e una vita da reinventarsi. Non deve essere stato facile. Ma ovviamente se è in piedi a raccontarlo, è perchè ce l'ha fatta. Comunque, tornando a Miami, ovviamente doveva fare un trasloco. Un trasloco dagli Stati Uniti all'Australia non è esattamente come ce lo possiamo immaginare. Container, documenti, documenti, incroci le dita e spedisci. Tutta la tua vita in un box di ferro. Arrivi in Australia. Aspetti la merce per un paio di settimane. Ti coordini con la ditta di trasloco per il trasporto. Tutto organizzato a puntino e non è per nulla semplice mettere d'accordo le diverse tempistiche. Finalmente arriva la nave col container,te ne arrivi con la tua bella bolla doganale e lì...sorpresa! Il container non c'è. Perso. Andato. Kaputt. Tutta la tua vita, le cose di tua moglie e dei tuoi bambini scomparsi. Puff. Brutto incantesimo. Così Brian se ne torna a Miami. Indiavolato. Si presenta dalla ditta di spedizioni. E' davvero arrabbiato. La segretaria lo stoppa. Lui non l'ascolta. La segretaria lo supplica di calmarsi e ovviamente dice che non c'è nessuno dei suoi responsabili. Lui non ascolta. Sta diventando verde e grosso come l'incredibile Hulk. Capisce che dietro a quella porta chiusa c'è qualcuno. Qualcuno che si nasconde, che non vuole farsi trovare. Ma Brian è troppo arrabbiato per ripassare in un altro momento o per piantarsi nella sala d'attesa. Fosse anche solo dieci minuti, non gli va bene. Così se ne frega, attraversa il corridoio e apre la porta urlando "dov'è il mio container?". Dentro c'è qualcuno. Non è solo. Sono in cinque o sei. Tutti vesti di nero. Parlano sottovoce. Sul sottofondo parte la musica del Padrino parte I. Il più bello era un guercio, gli altri era meglio non guardarli. Con calma serafica, lo guardano. Lo squadrano. Forse avevano già preso le misure per spedirlo in Groenlandia. Non so se ha colto subito in che situazione si era messo. Ma di sicuro l'istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio. Alla sua domanda "dov'è il mio container"" gli è stato detto che non c'era più. L'adrenalina di prima è diventata ghiaccio. Senza ne' arte ne' parte, il container era diventato l'ultimo dei suoi problemi. Se lo voleva rivedere indietro e forse sopravvivere, avrebbe dovuto pagare una maggiorazione e così è stato.
La chiacchierata di oggi con Brian ovviamente è centrata sul corona virus, sulle soluzioni adottate dai diversi paesi e da come la vive suo figlio in Australia. La sua opinione è che quando tutto sarà finito, sarà talmente ossessionato dall'igiene che andrà al ristorante portandosi le posate da casa.



Pomeriggio inoltrato, procedo con la richiesta di rimborso del biglietto dell'areo. Come da indicazioni della compagnia aerea vado sul sito dell'assicurazione. Hanno un portale dedicato solo ai voli di quella compagnia. La procedura è davvero semplice. Il sito è talmente ben strutturato che mi vien voglia di fare tutti i protesti più possibili immaginabili solo per trascorrerci un po' di tempo sopra. Uno può scegliere su quale macro-area di casistica di rimborsi accedere. Dopodiché il sito ti indirizza nelle sottocategorie e tu infine puoi spiegare nello specifico cosa ti è capitato. Mentre compilo il form ho il vago sentore che la mia casistica non sia contemplata. Ovviamente, sarebbe stato più corretto dire prima cosa non copre l'assicurazione invece di venderla come una polizza in grado di coprire qualsiasi inconveniente. Ma è sempre così. Le cose le scopri quando ci sbatti il naso contro e io, modestamente, ho il setto nasale di Alain Prost. Arriva sera.Faccio cena. Do un'occhiata alle mail. E' la compagnia assicurativa. Di già! Cosa vogliono adesso da me?

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