Diario di una quarantena - Domenica 03/05/2020

Ultimo giorno di quarantena. Non è che mi aspetti un Lunedì strepitoso di ritorno alla normalità. Anzi so già che sarà tutto diverso. In mezzo ad altre persone, ma in realtà isolato da loro. Sarà come vivere in una bolla in mezzo a tante bolle.Come le palline di plastica che trovi nei distributori automatici.





Mi sveglio con un po' di agitazione. Il resto della giornata scorrerà così se non mi attivo a fare qualcosa. Qualche lavoro fisico. Nulla che abbia a che fare col computer o il mondo del virtuale. Devo scaricare un po' di tensione e non pensare. Ci si potesse allontanare da casa, farei una passeggiata di almeno un'ora. Ma non si può. Consulto la mia lista dei "lavori da fare".
Ok. C'è lei. Ho sempre rimandato il lavoro perché era uno di quelli lunghi e fastidiosi. Ma oggi non ho meglio da fare, anzi se aspetto il "meglio da fare" divento pazzo. Vado in cucina. Alzo lo sguardo sopra il pensile. Raccolgo le lettere una ad una.  E' l'insegna BAR. Non è una scritta qualsiasi. Non l'ho comprata al mercatino delle pulci. E' la scritta del bar dove ho passato anni della mia vita. Ridurre la descrizione di cos'è usando la semplice parola "insegna" è riduttivo. E' un segno, un simbolo. E' il tatuaggio che ti scegli.
Potrei scrivere 2000 o 3000 parole su questo argomento ma non bastano. Quando sei un adolescente cerchi un luogo di ritrovo per te e i tuoi amici, se ne trovi uno che ti piace e che ti accetta hai fatto bingo. Così è stato per il bar. Se poi, continui a frequentarlo è perchè ogni giorno stai scegliendo quel luogo. Per me è stato così per almeno 27 anni.
Il bar non è solo il bancone, il caffè, i tavoli e le sedie. E' la clientela. E la clientela è ciò che il barista costruisce e attira a se ogni giorno. C'è un detto nei corsi di vendita: “Ognuno ha il cliente che si merita“. Per me, il bravo barista costruisce una bella clientela.
E' un lavoro difficile. Il barista deve essere socievole ma non ingombrante. Al bancone gli amici devono essere in grado di colloquiare amichevolmente tra loro senza sentirsi osservati. Se invece uno non ha amici allora il barista diventa la sua spalla. C'è anche chi non ha voglia di parlare ma solo di prendersi un caffè ed essere lasciato in pace. In ogni singola situazione gli equilibri cambiano e il barista, come un equilibrista, deve restare in piedi. Nel mio bar c'erano i migliori baristi che uno potesse volere.
Ho continuato a frequentare lo stesso luogo perchè rappresentava il mio momento. Uscivo da lavoro e andavo al bar. Anche solo dieci minuti. Ma era il mio momento. Io mi resettavo. Staccavo. Il mio spazio tra lavoro e casa. Sia quando vivevo coi miei genitori, sia da solo. Il mio momento lontano da tutto.
I personaggi da bar... Nel mio bar ce n'erano moltissimi. In 27 anni ne ho visti molti e alcuni son anche già morti. Il Navarro amava bere il Famous Grouse e alla sua morte nessuno toccò più quella bottiglia. Conservava ancora l'ultimo goccio. Un cimelio. Ma ce ne sarebbero tanti altri di cimeli.Segni del tempo che passa. Dagli arcade ai flipper sul fondo della stanza. Io avrei tenuto anche il posacenere di Andreino, un gentlemen che passava le giornate a vedere la tv bevendo bianchetti e fumando sigarette. Lo sentivi parlare poco, ma era molto educato. Era un ambiente eterogeneo, dove trovavi di tutto, dal ricco al povero, ma non c'era differenza. Se entravi lì, eri uno dell'Alfieri.  Se stavo lontano da casa per diverse settimane, appena tornavo rivedevo le solite facce e quello mi dava sicurezza.



Quando ha chiuso è stato difficile per tutti. Molti pianti. 
Le insegne probabilmente sarebbero state buttate via. Io e un mio amico le abbiamo prese. Ovviamente c'era della polvere e io oggi ho passato la giornata a toglierla. Come è andata via la polvere, sono andati via anche i cattivi pensieri e sono arrivati i bei ricordi. Non potevo scegliere di trascorrere meglio il mio ultimo giorno di quarantena e scrivere così la fine del mio diario. Da oggi quell'insegna mi ricorderà che tutto ha una fine e che dipende da te a cosa decidi di dare spazio, se ai pensieri cattivi o se a quelli belli.




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