Diario di una quarantena - Prologo ( 11 marzo 2020 - 24 marzo 2020)
Dopo un po' di indecisione ho deciso (scusate il gioco di parole) di scrivere un diario della mia quarantena. Ho deciso di scriverlo perchè credo che sia una cronaca che possa tornare utile in futuro e poi fondamentalmente perchè non ho un cazzo di meglio da fare. Scusate il linguaggio. Ecco, appunto, partiamo dal linguaggio. Uno dei motivi legati alla mia indecisione è proprio la mia scarsa attitudine allo storytelling. "Ma come?" direte..."hai un blog che parla di libri e non padroneggi lo storytelling?" "Può essere" rispondo io. Non so se sia dovuto a uno scarso livello di autostima sulla materia o semplicemente perchè quando leggo altri blogger o addirittura scrittori, continuo a meravigliarmi della loro bravura. Comunque non divaghiamo. Potrà essere che nei prossimi giorni il mio linguaggio o il mio stile comunicativo cambierà. Magari a forza di scrivere e raccontare migliorerà o magari sarà influenzato dalle emozioni del momento. Eh sì, perchè un diario è anche una sorta di autoanalisi, un strumento utile alla propria consapevolezza. Per cui iniziamo col raccontare le mie due settimane precedenti a questa decisione.
Primo giorno:
Ho iniziato la mia quarantena un po' prima di altre persone. Siamo al 10 marzo 2020, io abito in provincia di Cuneo e la zona non è ancora fortemente colpita dal coronavirus - covid 19. I dati vedono un exploit in Lombardia e la situazione è già peggiorata rispetto alla Korea del Sud,che era una della nazioni maggiormente colpite. Stato d'ansia. Conte annuncia che l'Italia è tutta zona rossa ed estende così le regole restrittive alla penisola intera. Cosa faccio? In quei giorni, mi stavo trascinando una leggera bronchite che mi causava delle noie con la tosse. La bronchite era auto diagnosticata, per cui non ho mai scoperto se era davvero così o altro. Quell' "altro" era la ragione della mia ansia. "E se avessi rischiato di attaccare i miei malanni a qualcuno?" "I miei genitori sui settanta, sono soggetti a rischio" "Non posso andarli a trovare" "E i miei colleghi...?" "Gli amici...". Insomma mille pensieri attraversano la mia mente, come sempre anche in tempi di pace. Così non appena la mia capa mi chiede se voglio stare a casa a partire dall'11 marzo, accetto immediatamente.
I giorni che vanno dall'11 marzo al 15 marzo sono giorni tristissimi. Devo lasciare la mia quotidianità, i miei impegni lavorativi, le mie preoccupazioni su come gestire un problema o una situazione sul lavoro. Mi sentivo demotivato, con zero voglia e cercavo di fare il meno possibile. Non ho pensato che avevo il bagno da pulire o la cucina da riordinare. Ho pensato solo a dormire, a stare al caldo e a investire soldi in medicine. Sì le medicine, un capitolo importante di questa prima parte della mia quarantena. Inizio a prendere gran sciroppo per la tosse e fiale per l'aerosol. Prendo quattro volte al giorno lo sciroppo e faccio due sedute al giorno di aerosol. Quest'attività scandirà il ritmo delle mie giornate assieme alla visione di Breaking Bad, alla lettura del romanzo Il Natale del commissario Maugeri di F. Capezzuoli e alle telefonate ai miei genitori. Ah dimenticavo, ogni mattina torno a fare la mia seduta di Kriya Yoga. Tutto ruota attorno a queste attività che diventeranno per giorni l'unica mia ragione di vita. Il menù ovviamente è condito da minestrina, patate bollite, pollo e tisane.
La domenica:
Domenica 15 marzo 2020. Scopro l'esistenza di ZOOM un'app di video chat che diventerà nei giorni a seguire la compagna di viaggio. Così ritrovo i miei amici e mi sembra di stare un po' al bar. Si parla del nulla, come sempre, ma ha il sapore di far dimenticare quella realtà che stiamo vivendo. Forse, il parlare del nulla e vedersi in faccia, ha più il potere di farmi staccare da quel turbinio di pensieri che assillano la mia mente. Dal rimuginare troppo.
La settimana successiva è una settimana che alterna stati d'ansia a una tranquillità assoluta. Sto iniziando a trovare un zona di comfort. Lo shock dell'inizio della nuova vita sembra affievolirsi. Forse inizio ad accettare la mia nuova condizione. L'ansia per il futuro rimane, ma il mio corpo dà segnali di miglioramento. Le mie abitudini iniziano a cristallizzarsi nel corso della giornata. Mattino Kryia Yoga e poi, ovviamente, sciroppo,telefonata ai genitori, aerosol, libro, Breaking Bad. Il menù cambia. Introduco pasta e peperoncino a pranzo.
Inizio a contare i colpi di tosse al giorno per avere la situazione monitorata. Creo proprio una sorta di contabilità dei colpi di tosse. Dare e Avere. Così scopro che più parlo e maggiori sono i colpi di tosse al giorno.
Col recuperare delle forze inizio a recuperare anche un po' di terreno perso sul lavoro, così mi leggo le mail dal portale web, gestisco le chiamate dei clienti e così via. Ho alcune questioni ancora aperte e vorrei concluderle. Si inizia a parlare di cassa integrazione in deroga e in effetti il lavoro è diminuito.
Guardo pochissima TV e sto poco su Facebook. Non ho voglia di vedere il terrorismo mediatico. Mi informo qua e là su internet, magari tramite le pagine Facebook dei giornali. Non do troppo adito alle diverse polemiche e teorie complottiste che compaiono su Facebook, anche se ogni tanto mi faccio trascinare. Facebook sta diventando pura spazzatura in questo periodo. Io voglio prendermi cura di me e della mia mente, decido di non fare entrare certa merda nella mia vita, in questa fase. Da qualche anno ho realizzato che la mente è come un giardino, per farlo fiorire devi togliere le erbacce che spontaneamente ci crescono. E' un lavoro che devi fare quotidianamente e richiede disciplina.
Intanto la situazione nel mondo non sembra così diversa dalla nostra. Piano, piano tutti i paesi occidentali si ammalano. Solo la Korea del Sud dimostra, coi numeri, una gestione ineccepibile.
Chiamo il mio professore di inglese. Lui parla solo inglese e vive da solo a Cuneo. Ha 80 anni. Sono in ansia per lui. "Ehi Brian, how are you?" "Fine, thanks. And you?" "Well, I'm closed in my flat". Cerco di capire se ha capito le regole in Italia. Mi pare che le abbia capite. Lui mi dice che l'Italia sta facendo un buon lavoro. E' australiano e si lamenta di come il suo paese sta prendendo sotto gamba il problema. Tutto il mondo è paese.
Arriva il week-end e tutti, dai miei amici a gente che vedo su Facebook, diventano cuochi. Io rimango col mio piatto di pasta, pollo, minestrine....Tutto insipido, ma sano. Intanto scrivo un articolo sul mio blog relativo al noleggio, dove preso dall'ossessione dell'igiene, parlo di come sanificare la cabina di un escavatore o l'abitacolo di una macchina.
Settimana 2
23 Marzo 2020. E' Lunedì, inizia la nuova settimana. Scopro il gioco di Risiko on-line. Figata. Alla sera mi trovo con due amici, gioco per svagarmi e mi diverto molto.
Intanto scopro dei corsi on-line gratis. Ce ne sono molti. Partecipo a diversi webinar. Ora che ho Zoom e Skype me la tiro. Partecipo a quello sul mondo del noleggio con Rentalblog siccome mi coinvolge professionalmente e poi a quelli di Rinascitadigitale dove fanno una maratona di corsi che trattano materie che ruotano attorno al mondo del digitale. Come spesso capita, quando non so cosa fare e mi sento in un vicolo cieco, investo su me stesso. Mi piace l'idea di modellarmi, un po' come se fossi il personaggio di un videogioco a cui aggiungo delle skills.
Intanto il corpo sta meglio. Non sento più il bisogno di fare aerosol. Riduco le sedute a 1 al giorno. Magari in settimana smetto. Prendo solo più 3 volte al giorno lo sciroppo.
Nel mentre mi capita di fare la spesa. Eh sì, giusto ieri, il 24/03/2020 dovevo fare la spesa. Un capitolo davvero importante. Un evento. Da una prima fase della quarantena in cui affrontavo la spesa con una certa cautela, arrivo alla giornata di ieri dove mi invento una procedura simile a quella dei medici quando devono entrare in una camera iperbarica. Si dice che i vestiti in casa e quelli per uscire debbono essere diversi. Così adotto questa soluzione. I vestiti che uso solo per uscire, li conservo in un mobiletto fuori sul balcone. Prendo una sedia, che in seguito disinfetterò con amuchina e acqua, la ripongo in prossimità dell'ingresso di casa e ci appoggio i vestiti per il mondo esterno. Mi cambio quindi nell'ingresso. Recupero le autodichiarazioni per viaggiare (così per precauzione). Mi metto la giacca a vento eh....Cavoli le chiavi della macchina. Mi risvesto e mezzo nudo vado in camera a recuperare le chiavi. Mi rivesto nuovamente ehhhh...scopro altre due volte di aver dimenticato un pezzo.
Vado al supermercato, indosso mascherina e guanti. Il supermercato mi sembra una sala chirurgica con tutte quelle mascherine. Prendo cibo e altro per 7 o 8 giorni di autonomia, non faccio molta coda, pago e vado via. Tutto questo processo dura 2 ore. Nella vita ante-quarantena sarebbe durato appena 1 ora.
Passo dai miei genitori. Non entro in casa, ci salutiamo nel cortile. Zero contatti. Due metri di distanza. Non ho la lavatrice e così do a mia madre qualche indumento sporco. Loro mi danno quelli puliti e un po' di cibo. Queste transazioni interfamiliari mi ricordano il baratto del 700.
So che questo prologo è lunghino. Ma cazzo, come faccio a sintetizzare 2 settimane in poche righe. Se volevate una sintesi vi scrivevo: 2 settimane e stop. Pensate ho dovuto tralasciare molti particolari importanti: come quando ho ucciso una vespa o ape, non le distinguo mai, che si è azzardata a entrare in casa mia durante la quarantena. Come? Io che mi faccio le seghe mentali per evitare l'esterno, vedo la mia privacy e la mia intimità violata da un insetto. Ah già, abito al primo piano. Comunque oggi ha nevicato, e sappiate che questa mattina ho dovuto fare le corse pirotecniche, perchè ieri notte ho dimenticato...
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