Diario di una quarantena - Lunedì 06/04/2020

Suona la sveglia. Davvero? Suona la sveglia. Quella vera. Non quella fittizia della quarantena. La sveglia che nel mondo A.Q. (Ante Quarantena) annunciava che da lì a un'ora e venti sarei stato sul posto di lavoro. Credo che tutto il vicinato si sia meravigliato di sentire quel suono senza capire da dove provenisse esattamente. Qualcuno ha assunto la stessa strana espressione che avrebbe un etologo a sentire un cane miagolare. Occhi sbarrati e increduli. Altri, invece si sono commossi. Gli indecisi, non pervenuti. Così, per non dare troppo nell'occhio, mi alzo con passo felpato. Vado in bagno. Passano un paio di minuti. Alzo le tapparelle piano, piano, piano. Vedo il furgone che raccoglie la spazzatura. In realtà non è prestissimo. Son le otto e un quarto, ma per i canoni della quarantena è come se fossero le cinque e mezza del mattino. Strano a dirsi, ma certe levatacce mi mancano un pochettino.



Come succedeva nel mondo A.Q., ha inizio la sinfonia mattutina dove ogni singolo movimento è la sintesi della massimizzazione dei tempi. Faccio bollire l'acqua per il tè, intanto esco fuori e recupero i panni stesi, vado in bagno mi lavo e mi cambio. Apro le finestre in camera. Avvio il PC. Torno in cucina e finisco di preparare il tè. Fatta colazione mi butto sul lavoro. 
E' Lunedì e raccolgo le mail del week end. Comunico con un paio di clienti, inizio a fare anche un po' di contabilità. La radio come sottofondo. Essere mattiniero mi rende produttivo. Me ne sorprendo alquanto. Quattro ore velocissime che mi catapultano al pranzo.
Mentre cucino ordino su internet un pulsossimetro per mio padre. Contemporaneamente mi notificano che è arrivato il regalo per mia nipotina direttamente a casa sua. Tutto a portata di un click.
Mentre lavo i piatti parte un webinar. E' appena l'una del pomeriggio. Penso che inconsciamente ci sia una parte di me che odia i tempi morti.
Seguo un altro webinar ancora e poi torno al lavoro. Chiamo il mio professore di inglese col telefono e poi con Skype. Nulla, non risponde. L'aver attivato Skype però mi fa arrivare un paio di altre notifiche. E' la mia ex insegnante di Yoga. Come immaginavo organizza delle meditazioni di gruppo. Mi ero meravigliato che non l'avesse ancora fatto. Alle 18 un incontro. Bene, mi iscrivo e partecipo. A volte il caso sembra leggerti nel cuore. Ho sempre amato le meditazioni di gruppo. Sono per me le più potenti. Certo farle con Skype non è la stessa cosa che stare tutti assieme in una stanza, ma la quarantena è così.



Arriva l'ora di cena. Faccio l'aperitivo leggendo le statistiche sul covid19. Sembrerebbe che il delta sia in diminuzione. La linea mediana sta curvando verso il basso? Spero. Faccio cena, subito dopo ho già un altro impegno. 
Sull'onda meditativa si inserisce il solito appuntamento del Lunedì. Frequenze musicali. Un'altra ora di raccoglimento. Questa volta sarà la stanchezza o sarà la musica stessa ma vado in catalessi. Come in una puntata di Rick and Morty entro in una realtà parallela. Probabilmente per cinque minuti ho pure visto una decina di vite passate e altrettanto dieci future, ma non me lo ricordo. La musica finisce e torno dove sono. Tocca con mano la realtà e con la schiena la consistenza del mio divano. Con tempi dilatati, mi metto al computer a scrivere. Voglio andare a dormire presto. Sono nei tempi giusti. Bene, tutto fila liscio. Scrivo, scrivo e scrivo. Rileggo. Mi sembra tutto ok e... No cazzo. Ho dimenticato di lavare i piatti.

Commenti

Post popolari in questo blog

DIPLOMA IN FALLIMENTO E' LAUREA PER REAGIRE - MANUEL AGNELLI

108 RINTOCCHI - Yoshimura Keiko

Santaiole - Spiriti, folletti e paura nelle tradizioni popolari - Linda Callari - news in libreria