Diario di una quarantena - Martedì 07/04/2020
Ieri ho fatto tardi. Ebbene sì ho fatto tardi per lavare i piatti. Peggio della peggior Eva Longoria in Desperate Housewives. Ma la mia autostima è rimasta intaccata. Questa mattina il mio corpo ha anticipato la sveglia. Non ho ancora capito se è stata la spinta delle vescica o semplicemente perché il mio corpo era soddisfatto della dormita. Uno dei primi pensieri è stato: devo andare a far partire l'auto. Sì, per la batteria. Non le fa bene stare troppo ferma. In effetti non ci avevo ancora pensato, ma mio padre mi ha messo il tarlo.
L'auto, la mia auto, non è esattamente il mondo esterno, però nel dubbio ho fatto una mezza procedura di vestizione per il mondo esterno. Entro in garage. La guardo. Le parlo. L'accarezz..ops..no, non si può toccare. Entro nell'abitacolo. Inizio a sudare freddo. Non so se mettere la chiave oppure no. E se non parte? Mi rovina la giornata. Fuori c'è pure il sole. La chiave inizia a dondolare e a farsi i fatti suoi in attesa di una mia decisione. Mi guarda con quell'espressione come per dire: quando vuoi, io ci sono. Alla fine mi decido. Inserisco la chiave, trattengo il respiro,chiudo per un secondo gli occhi e...parte. Bene. Torno a respirare. La faccio girare per un po'. Intanto mi dirigo verso l'entrata della palazzina. Lì, è dove mettiamo i mastelli per la raccolta porta a porta dei rifiuti. Raccolgo il mio e quello dei vicini. Ormai le mie mani son già compromesse, per cui fare il gentile non è un reato. Ritorno alla macchina e la spengo.
Torno in casa e faccio un'operazione piuttosto rapida ed efficace di sanificazione. Inizio a lavorare. Devo dire che ho conferma di quanto il lavoro da casa, nel silenzio, scorra veloce. Insomma, se si lascia il telefono in un'altra stanza e si evitano distrazioni si viaggia parecchio.
Preparo pranzo e subito dopo inizio a fare l'inventario del cibo. Conto 5 confezioni di pasta, una decina di petti di pollo surgelati, 7 patate, 5 arance. Il resto c'è tutto, sale, zucchero, condimenti, cibo in scatola. Stilo la lista della spesa. Controllo ancora il mobile dei detersivi. Bene, direi che ho scritto tutto. Domani spesa. Individuo anche l'ora esatta. Giornata di domani, mezza organizzata.
Il pomeriggio scorre veloce tra lavoro da casa e lavori in casa. Mi accorgo che il mastello dell'indifferenziato non ne può più. Per lui è giunta l'ora di essere svuotato. Lo mando in nomination e arriva l'applauso del pubblico da casa. Mentre pulivo, però, mi si è accesa una lampadina. I ragazzi che raccolgono i rifiuti sono tutto il giorno fuori e non hanno ancora smesso di lavorare. Sono tra i pochi a non esser costretti a stare a casa ma sono costretti, invece, a lavorare. Io li vedo, hanno tutti i dispositivi di sicurezza, ma credo non sia così facile per loro questo periodo. Insomma le persone vedono i rifiuti come l'ultimo anello della catena. Non ti serve più qualcosa? Lo butti via. Te ne sbarazzi. Che problema c'è? Metti quella cosa nel mastello e non ci pensi più. Invece, da quel momento inizia tutto un altro processo che parte dalla raccolta. Solo perchè quella cosa non ha più valore per te non ci pensi al dopo. Per te quello è il punto zero. Per un altro è il punto uno. Quel qualcun altro va rispettato. E' un lavoratore che, come te e me, si alza al mattino e si guadagna da vivere. Magari ha famiglia e quando torna a casa, lui che raccoglie i rifiuti degli altri, ha paura per loro. Per cui decido di fare la mia parte e sanifico la maniglia e il coperchio del mastello con candeggina e acqua. Non sarà molto, ma è il mio modo di rispettare l'altro. Sia ben chiaro, è una scelta personale, magari irrazionale, ma alla fine mi piace così.
Arriva la sera mando un messaggio alla combriccola del Risiko. Questa volta se faccio tardi me le sono andate a cercare.
L'auto, la mia auto, non è esattamente il mondo esterno, però nel dubbio ho fatto una mezza procedura di vestizione per il mondo esterno. Entro in garage. La guardo. Le parlo. L'accarezz..ops..no, non si può toccare. Entro nell'abitacolo. Inizio a sudare freddo. Non so se mettere la chiave oppure no. E se non parte? Mi rovina la giornata. Fuori c'è pure il sole. La chiave inizia a dondolare e a farsi i fatti suoi in attesa di una mia decisione. Mi guarda con quell'espressione come per dire: quando vuoi, io ci sono. Alla fine mi decido. Inserisco la chiave, trattengo il respiro,chiudo per un secondo gli occhi e...parte. Bene. Torno a respirare. La faccio girare per un po'. Intanto mi dirigo verso l'entrata della palazzina. Lì, è dove mettiamo i mastelli per la raccolta porta a porta dei rifiuti. Raccolgo il mio e quello dei vicini. Ormai le mie mani son già compromesse, per cui fare il gentile non è un reato. Ritorno alla macchina e la spengo.
Torno in casa e faccio un'operazione piuttosto rapida ed efficace di sanificazione. Inizio a lavorare. Devo dire che ho conferma di quanto il lavoro da casa, nel silenzio, scorra veloce. Insomma, se si lascia il telefono in un'altra stanza e si evitano distrazioni si viaggia parecchio.
Preparo pranzo e subito dopo inizio a fare l'inventario del cibo. Conto 5 confezioni di pasta, una decina di petti di pollo surgelati, 7 patate, 5 arance. Il resto c'è tutto, sale, zucchero, condimenti, cibo in scatola. Stilo la lista della spesa. Controllo ancora il mobile dei detersivi. Bene, direi che ho scritto tutto. Domani spesa. Individuo anche l'ora esatta. Giornata di domani, mezza organizzata.
Il pomeriggio scorre veloce tra lavoro da casa e lavori in casa. Mi accorgo che il mastello dell'indifferenziato non ne può più. Per lui è giunta l'ora di essere svuotato. Lo mando in nomination e arriva l'applauso del pubblico da casa. Mentre pulivo, però, mi si è accesa una lampadina. I ragazzi che raccolgono i rifiuti sono tutto il giorno fuori e non hanno ancora smesso di lavorare. Sono tra i pochi a non esser costretti a stare a casa ma sono costretti, invece, a lavorare. Io li vedo, hanno tutti i dispositivi di sicurezza, ma credo non sia così facile per loro questo periodo. Insomma le persone vedono i rifiuti come l'ultimo anello della catena. Non ti serve più qualcosa? Lo butti via. Te ne sbarazzi. Che problema c'è? Metti quella cosa nel mastello e non ci pensi più. Invece, da quel momento inizia tutto un altro processo che parte dalla raccolta. Solo perchè quella cosa non ha più valore per te non ci pensi al dopo. Per te quello è il punto zero. Per un altro è il punto uno. Quel qualcun altro va rispettato. E' un lavoratore che, come te e me, si alza al mattino e si guadagna da vivere. Magari ha famiglia e quando torna a casa, lui che raccoglie i rifiuti degli altri, ha paura per loro. Per cui decido di fare la mia parte e sanifico la maniglia e il coperchio del mastello con candeggina e acqua. Non sarà molto, ma è il mio modo di rispettare l'altro. Sia ben chiaro, è una scelta personale, magari irrazionale, ma alla fine mi piace così.
Arriva la sera mando un messaggio alla combriccola del Risiko. Questa volta se faccio tardi me le sono andate a cercare.
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