Diario di una quarantena - Mercoledì 08/04/2020

Oggi è il giorno della spesa. Tutta la giornata ruota intorno a questo speciale evento. Con molta precisione ieri ho calcolato l'ora giusta per uscire. Da una serie di calcoli molto complicati, tanto che il computer della Nasa ha bussato al mio per offrirsi in aiuto, è uscito fuori: ore 14,30. In casa mia c'è stato un attimo di silenzio. Io, i miei mobili, i soprammobili e i lampadari abbiamo trattenuto il respiro per non fare rumore. Decisa l'ora sono andato a ritroso per pianificare la giornata.



Come al solito la mattinata scorre con un mix di lavori in casa e lavoro da casa sino ad arrivare all'ora di pranzo. Da lì scatta il conto alla rovescia. Mangio veloce, come se servisse per dilatare i tempi di attesa. Tra fine pranzo e l'ora X, inserisco un capitolo del corso di inglese. Tra l'altro il mio professore continua a non rispondere al telefono.
Alle 14 mi organizzo per la vestizione per il mondo esterno. Organizzo il corridoio di uscita molto bene. Una sedia dove appoggio i vestiti per il mondo esterno, un'altra per appoggiare quelli per il mondo interno. Gel per le mani all'ingresso con tanto di fazzoletto di carta per maneggiare il tubetto al mio rientro. Non ho dimenticato nulla. Posso uscire. Come da verifica del giorno precedente, la macchina parte ed è pronta per l'attraversata del mio piccolo paese. 
Noto che nel mondo esterno qualcosa è cambiato. Son entrato in quarantena col viale alberato spoglio, oggi esco col viale in fiore. Temperatura perfetta. I prati brillano di un verde abbagliante. 
Arrivo al centro commerciale. Prima tappa: negozio di detersivi. Fino al periodo A.Q. (ante quarantena) ne ignoravo l'esistenza. Oggi,invece, è la mia salagiochi. Un mondo perfetto per chi ha paranoie su come pulire e disinfettare la casa. Addirittura, a ogni prodotto che vedi,  puoi aggiungere altre paranoie alle tue. Trovi prodotti per problemi di cui ignoravi l'esistenza. Così ti scatta la voglia di comprar tutto. Questo è vero marketing. Creare nuovi bisogni per vendere dei prodotti. Per fortuna riesco ad attenermi alla lista della spesa, l'unico prodotto che non trovo è l'alcol denaturato. Quello rosa. E' diventato raro come l'oro sulla Dora Baltea.  
Seconda tappa: supermercato. Prendo i guanti usa e getta, quelli che avevo lavato e steso, e mentre li tiro per indossarli, si strappa il sinistro. Da quel momento userò solo la mano destra guantata. La sinistra l'addormento, così è inutilizzabile. Prendo il carrello e viaggio in mezzo agli scaffali. Le persone hanno tutte la mascherina. La cosa non fa più effetto. E' diventata la normalità. Intanto seguo la lista della spesa. Anche qui non trovo l'alcol denaturato. Finisco il tour e arrivo liscio alle casse. Zero coda. Sono le 15,45. Sono in anticipo sulla tabella di marcia. 
Terza tappa: genitori. Li vado a trovare a casa. Come l'ultima volta ci troviamo nel cortile. Sistemiamo un paio di faccende e ci raccontiamo un paio di cose. 
Quarta tappa: il  verduriere. Vado davanti al suo negozio e vedo che ha cambiato orario. Apre alle 16,30. Che fare? Il paese è deserto, non posso neanche giocarmi la carta "traffico". Passo in banca e ricarico la prepagata. Anche qui zero coda. Passo davanti a un altro negozio di detersivi in cerca dell'alcol. Non lo trovo, ma la commessa è una sveglia e mi rifila un prodotto che a suo dire lo usano in negozio per detergere tutte le maniglie, scaffali e altro. Accetto il consiglio e procedo con l'acquisto. Ormai sono in ballo e devo ballare.
Mi dirigo lentamente verso il fruttivendolo. Faccio anche finta di inciamparmi per prendere tempo. Arrivo davanti al negozio e..? Coda. Oh, oggi non ho trovato coda i nessun posto e dove la trovo? Qui, dal verduriere. Se lo sapevo mi fermavo già prima. Arriva il mio turno e compro le verdure per completare la lista della spesa. 
Bene il tour nel mondo esterno è finito. Son stato addirittura due ore e mezza fuori di casa. Un record di questi tempi. Apro il baule per posizionare le verdure. E' pieno zeppo di oggetti dal mondo esterno. Oggetti che potrebbero essere portatori di virus. Bel problema. La cosa mi prende male.



Entro in casa. Mi svesto nell'atrio e pulisco le mani col gel. Ora posso vestirmi. Ho la sala piena di borse.  Corro nel luogo magico di casa. Lo sgabuzzino. Nell'armadio c'è l'ampolla con la soluzione candeggina e acqua. Non me ne basta una, così prendo anche la seconda. Ora ho due spruzzini pronti per l'uso. 
Non mi spaventa più nulla. Posiziono gli oggetti della spesa sul balcone e inizio a spruzzare. Mi muovo come James McAvoy in Wanted scegli il tuo destino. Anzichè far girale le pallottole faccio girare la soluzione di acqua e candeggina. Intanto che disinfetto, faccio la spola bagno balcone. Mi lavo le mani e spruzzo la soluzione. Un moto perpetuo. Le mie mani sono talmente intrise di candeggina, gel, sapone che ho perso le impronte digitali. Sono come un quadro di Magritte. Se le alzo e le guardo, in trasparenza vedo il cielo. Non mi abbatto e continuo la mia guerra. Finalmente vedo la luce in fondo al tunnel. Ho finito tutto. 
Guardo l'orologio. Sono le 18,30. Da come era partito il pomeriggio, avrei detto che non arrivavo a cena. Invece mi son mosso bene. Mangio e poi mi metto sul divano. Distendo le gambe. Penso: "domani riprovo a chiamare Brian" il mio professore d'inglese, "chissà come mai non risponde?"

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