Diario di una quarantena - Venerdì 10/04/2020
Giornata intensa. Anche se è venerdì e c'è la quarantena i clienti son arrivati tutti assieme. Arrivati virtualmente. Telefonate, mail, Whatsapp. E' davvero strano. Non ho mai capito se si mettono d'accordo di nascosto tutti assieme o se semplicemente va a ondate. In ogni caso esisterà una formula matematica e io non la conosco ancora. Ma già al mattino avevo capito che qualcosa, in questa giornata, era diverso e che avrebbe lasciato il segno.
Mi sveglio e nessun colpo di tosse. E' così da qualche giorno. Non dormo nemmeno più col doppio cuscino. Consulto la tossenbilità, la contabilità dei colpi di tosse. Vado dai tre ai quattro colpi al giorno sino ad arrivare a zero. Entro in bagno, guardo lo sciroppo. Lui guarda me. Ci capiamo all'istante. Tra amici spesso funziona così. Non c'è bisogno di molte parole basta uno sguardo. Gli sorrido. Lui mi ricambia con la stessa aria compassionevole dei primi giorni. Lo apro. Riempio il tappo di plastica sino alla tacchetta 10 ml. Tac, preciso. Lo annuso. L'odore si inerpica tra le narici e crea reazioni a catena tra le sinapsi preannunciando alle mie papille gustative ciò che riceveranno. Il liquido scorre, va giù. Assumo la stessa espressione di quando bevo una grappa. Contorta. Un attimo e tutto torna alla normalità. Riavvito il tappo. Lo sciroppo ora è sugli attenti. Mi giro prendo la scatola. Vorrei pronunciare delle parole di commiato, ma lo sciroppo fa un cenno con la testa e mi blocca. Apro la scatola, ripongo lo sciroppo dentro e gli do il riposo. I metri che dividono il bagno dalla camera da letto, dove tengo alcune medicine, sembrano chilometri. E' finita. Nell'interminabile ciclo di vita,morte e rinascita da oggi ha inizio un nuovo ciclo della quarantena. La fuori, ops, qua dentro, un nuovo mondo mi aspetta.
Procedo col lavoro a ritmo serrato. Faccio pranzo, come al solito rapido e indolore. Mentre lavo i piatti arriva un sms. E' Brian, il mio professore d'inglese. Si scusa per tutte le volte che non è riuscito a rispondermi, dice che si dimentica il telefono sempre in un'altra stanza rispetto a quella dove si trova . Spesso non lo sente nemmeno suonare. Bene, Brian sta bene. E' un personaggio unico. Non conosco l'età esatta ma son quasi sicuro che ne ha un'ottantina. Ha fatto carriera nel mondo dell'industria siderurgica e così ha girato il mondo. Tutte le volte che gli dico che vorrei visitare un luogo, lui non solo c'è già stato ci ha pure vissuto. L'ultima volta gli parlato della Thailandia. Pure lì ha vissuto. In un'area siderurgica costruita nella giungla. Tutta recintata con tanto di guardie armate. All'interno c'erano gli alloggi per i dipendenti stranieri. Fuori dall'area recintata c'era un villaggio.L'area recintata e il villaggio erano due mondi tanto vicini quanto lontani.
Sovente con Brian parliamo di aerei. Lui ha una passione totale per l'aeronautica. Da ex ingegnere ha un approccio molto tecnico sull'argomento. La sua passione ha raggiunto un livello tale per cui è da un anno che segue un corso di volo acrobatico. Anzichè godersi la pensione in totale tranquillità, ogni due mesi va in Inghilterra da un istruttore privato e rischia la pelle a imparare manovre assurde. Ha imparato a fare il looping e il tonneau. In altre parole il giro della morte classico e la rotazione completa sull'asse longitudinale del volo. Ogni volta che torna in Italia e mi spiega cos'ha imparato mi viene la nausea. Voglio dire, a me piace volare, non ho paura degli aerei, però non è che mi vado a cercare le manovre acrobatiche, per di più su un due posti dove il contatto col pericolo è ravvicinato. Comunque Brian è così, vive la vita. Ogni singolo instante. Oltre a imparare l'inglese da lui, ho la possibilità di imparare molte cose sulla vita. Ognuno sceglie più o meno consapevolmente i propri maestri.
Domani lo chiamo, chissà quale avventura avrà da raccontarmi
Mi sveglio e nessun colpo di tosse. E' così da qualche giorno. Non dormo nemmeno più col doppio cuscino. Consulto la tossenbilità, la contabilità dei colpi di tosse. Vado dai tre ai quattro colpi al giorno sino ad arrivare a zero. Entro in bagno, guardo lo sciroppo. Lui guarda me. Ci capiamo all'istante. Tra amici spesso funziona così. Non c'è bisogno di molte parole basta uno sguardo. Gli sorrido. Lui mi ricambia con la stessa aria compassionevole dei primi giorni. Lo apro. Riempio il tappo di plastica sino alla tacchetta 10 ml. Tac, preciso. Lo annuso. L'odore si inerpica tra le narici e crea reazioni a catena tra le sinapsi preannunciando alle mie papille gustative ciò che riceveranno. Il liquido scorre, va giù. Assumo la stessa espressione di quando bevo una grappa. Contorta. Un attimo e tutto torna alla normalità. Riavvito il tappo. Lo sciroppo ora è sugli attenti. Mi giro prendo la scatola. Vorrei pronunciare delle parole di commiato, ma lo sciroppo fa un cenno con la testa e mi blocca. Apro la scatola, ripongo lo sciroppo dentro e gli do il riposo. I metri che dividono il bagno dalla camera da letto, dove tengo alcune medicine, sembrano chilometri. E' finita. Nell'interminabile ciclo di vita,morte e rinascita da oggi ha inizio un nuovo ciclo della quarantena. La fuori, ops, qua dentro, un nuovo mondo mi aspetta.
Procedo col lavoro a ritmo serrato. Faccio pranzo, come al solito rapido e indolore. Mentre lavo i piatti arriva un sms. E' Brian, il mio professore d'inglese. Si scusa per tutte le volte che non è riuscito a rispondermi, dice che si dimentica il telefono sempre in un'altra stanza rispetto a quella dove si trova . Spesso non lo sente nemmeno suonare. Bene, Brian sta bene. E' un personaggio unico. Non conosco l'età esatta ma son quasi sicuro che ne ha un'ottantina. Ha fatto carriera nel mondo dell'industria siderurgica e così ha girato il mondo. Tutte le volte che gli dico che vorrei visitare un luogo, lui non solo c'è già stato ci ha pure vissuto. L'ultima volta gli parlato della Thailandia. Pure lì ha vissuto. In un'area siderurgica costruita nella giungla. Tutta recintata con tanto di guardie armate. All'interno c'erano gli alloggi per i dipendenti stranieri. Fuori dall'area recintata c'era un villaggio.L'area recintata e il villaggio erano due mondi tanto vicini quanto lontani.
Sovente con Brian parliamo di aerei. Lui ha una passione totale per l'aeronautica. Da ex ingegnere ha un approccio molto tecnico sull'argomento. La sua passione ha raggiunto un livello tale per cui è da un anno che segue un corso di volo acrobatico. Anzichè godersi la pensione in totale tranquillità, ogni due mesi va in Inghilterra da un istruttore privato e rischia la pelle a imparare manovre assurde. Ha imparato a fare il looping e il tonneau. In altre parole il giro della morte classico e la rotazione completa sull'asse longitudinale del volo. Ogni volta che torna in Italia e mi spiega cos'ha imparato mi viene la nausea. Voglio dire, a me piace volare, non ho paura degli aerei, però non è che mi vado a cercare le manovre acrobatiche, per di più su un due posti dove il contatto col pericolo è ravvicinato. Comunque Brian è così, vive la vita. Ogni singolo instante. Oltre a imparare l'inglese da lui, ho la possibilità di imparare molte cose sulla vita. Ognuno sceglie più o meno consapevolmente i propri maestri.
Domani lo chiamo, chissà quale avventura avrà da raccontarmi
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