Luna di miele - Giorgio Scerbanenco
Di cosa parla?
Alberto e Lena sono marito e moglie e grazie alla nascita del loro figlio hanno formato una famiglia. Come tutte le coppie hanno alti e bassi. Un giorno Lena muore. Strangolata. A scoprirlo è il prete che li ha sposati. Poco dopo il prete si trova a pedinare Alberto e Eva, la vecchia fiamma mai sopita di Alberto. Li segue in cerca della verità e di un giudizio, un'interpretazione di ciò che è bene e ciò che è male.
Commento:
Il libro non scorre facilmente, non siamo difronte a un classico thriller. Sembrerebbe più uno scritto introspettivo. I personaggi vedono come unico protagonista il soggetto narrante, ossia il prete. Tutto ruota attorno a ciò che vede il prete a al suo giudizio come se mondo interiore e mondo esterno siano un tutt'uno in continua comunicazione. In questo Scerbanenco è bravissimo.
Tutto il racconto è narrato con gli occhi del prete. I suoi pensieri sulla fede, sulle anime e sulla moralità. Un ruolo, quello del prete, che lo vede responsabile, responsabile anche di cose che non gli appartengono eppure è il senso del dovere che lo guida. E così nell'indagare tutto il giudizio morale del prete difronte a un caso di omicidio vaglia tutte le possibili ipotesi moralistiche. E' così che nella testa del prete e del lettore si scatena una vortice tra ciò che è bene e ciò che è male, rendendo impossibile la formulazione di una condanna o di un'assoluzione dei personaggi. Credo che Scerbanenco ci dica quanto sia impossibile per la mente umana scindere con precisione cristallina ciò che è bene da ciò che è male e che spesso i due concetti finiscono per ricorrersi in modo cervellotico nella mente di chi deve giudicare e credo che per questo abbia scelto la figura del prete che è colui di solito catechizza le persone ma che difronte alla complessità dell'animo umano deve arrendersi alla propria ignoranza di giudizio.
Giudizio:
TRAMA: 6
STILE NARRATIVO: 6,5
SUSPENSE: 5
EFFETTO SORPRESA: 6,5
PERSONAGGI: 7
DIALOGHI: 7
Voto finale: 6
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